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Costumi e Tradizioni

I costumi caratteristici di questo popolo buccinese sono del tutto scomparsi a contatto con la vita nuova che si dirama dai grandi centri per la facilitata viabilità: in antico gli uomini vestivano calzoni corti di fustagno o di velluto di color marrone o nero, calze bianche, scarpe basse alla prussiana, giacca corta con sparato aperto e bottoni di metallo lucente celeste, camicia bianca, cappello a tronco di cono ornato da una penna di pavone.

Costume tipico femminile di Buccino

 

Le donne usavano una veste di lana a pieghe di color nero o di seta con corpetto di uguale stoffa a mezze maniche che finivano al gomito dal polso ed erano attaccate al corpetto sulla spalla con un nastro colorato; la camicia era bianca, merlettata che appariva sullo sparato aperto del corpetto che nascondeva un seno abbondante sul quale si posavano catene di oro e fermagli rilucenti, collane preziose dalle quali pendeva una crocetta di oro, orecchini lunghi ed anelli ricchi e brillanti. Queste donne sul capo portavano una copertura di mussola bianca inamidata (tovaglia) fermata sui capelli da uno spillone d’oro, piegata a forma di rettangolo che lasciava scorgere li viso roseo e paffuto come in una nicchia riquadra; ai piedi calze bianche e scarpine di cuoio colorato.

 

Le tradizioni in voga erano i fuochi di S. Giuseppe (fucanoi) che la sera del 19 marzo venivano accesi in onore del Santo sulle piazze, nei quadrivi al canto di canzoni religiose e, quando il fuoco era prossimo a spegnersi, i giovani davano prova di agilità saltando sulle fiamme tra le risate e i motteggi delle ragazze specialmente.

 

Le mascherate di Carnevale avvenivano tra lo schiamazzo di innumerevoli monelli con fiaccolate, canti, musiche improvvisate con strumenti rustici; poi l'ultima sera di Carnevale si faceva l'accompagnamento funebre di Carnevale morto (Tatone) con pianti ed urla di avvinazzati ed il lamento della vedova che accompagnava il morto ed era rappresentata da una donna vestita di nero (Quaresima). 

 I tagliolini col latte che si cucinano nelle case nel giorno dell’Ascensione, ancora in uso, cotti col latte, lo zucchero e la cannella rappresentano un cibo squisito. Per tale ricorrenza tutto il latte che viene munto dalle vacche e dalle capre nel giorno di tale ricorrenza viene dai massari distribuito gratuitamente alla popolazione in segno di devozione.

 

Il lunedì in Albis si facevano le così dette scampagnate tra le famiglie con pranzi squisiti, abbondanti maccheroni fatti in casa (fusilli), conigli, agnelli arrostiti, casatelli (pizzicocco), focacce imbottite di ricotta (pizzachiena), frutta secca e vini speciali in grande abbondanza. Il popolo per lo più quel giorno si adunava nella contrada campestre del Soccorso, lontana circa un chilometro dall'abitato, ove esiste una chiesa diruta con una statua di pietra della Madonna del Soccorso; sul pianoro antistante la chiesa s'imbandivano sul terreno le mense e si consumavano i pasti portati dalle case con una processione di canestri pieni di vettovaglie e coperti di bianche tovaglie.

Dopo i pasti si iniziavano i balli al suono di zampogne, cornamuse, fisarmoniche e chitarre ed era sempre in voga la tarantella tra i giovani contadini e le belle forosette. Poi si cantavano gli stornelli buccinesi a domande e risposte, si facevano i giuochi dell'albero della cuccagna, dell'uccisione del gallo interrato da parte di giovani bendati, le corse nel sacco, la rottura della pignatta che destavano risa e grida di gioia che si perdevano nella sottostante gola delle Conche.

 

Nel giorno di S. Lucia c’era una usanza, che tuttora vige, di distribuire, da parte delle famiglie benestanti, ai poveri le civaie (cuccive) che sono legumi cotti in onore di Santa Lucia e che tutti consumano per devozione per tema di perdere la vista, come si dice di un tale che per aver dileggiata la devota tradizione divenne cieco.

 

Nel Giovedì Santo vige ancora fino a tarda notte la visita ai Sepolcri delle quattro parrocchie; una specie di struscio napoletano durante il quale le donne fanno mostra di vestiti eleganti specie le popolane ed i giovani contadini.

 

Nel Venerdì Santo, poi, ogni tre anni si svolge la processione del Cristo Morto con la statua dell'Addolorata accompagnata da una fiumana di popolo pregante che assiste alle prediche che ogni parroco pronunzia all'aperto, prediche molto apprezzate dai forestieri che vengono dai paesi vicini.

 

Nella notte di Natale è ancora un tripudio di grida gioiose dei ragazzi che incendiano bombe carta, bengala, petardi e granate; poi il popolo si reca nella Chiesa Matrice ove si dice la messa della mezzanotte e si svolge, nell'ambito della chiesa stessa, la processione del Bambino Gesù che viene deposto nel presepe accompagnato da una stella illuminata che scorre su di un filo di ferro a mezzo di un meccanismo, dal suono delle zampogne e dal canto dei fedeli.

 

 

Tratto da  Buccino (Antica Volcei) di Ernesto Grieco