Presidente
Il Parco archeologico urbano dell’antica Volcei
L’arce
Porta Sant'Elia
Una terza porta, rivolta verso ovest, di epoca medievale nell’aspetto attuale, è situata nella parte sud dell’abitato e chiude la via S. Elia. Essa conserva nelle strutture tracce delle precedenti fasi, sia di età preromana quando doveva configurarsi in maniera molto simile a Porta S. Mauro, con un solo arco di passaggio, sia di età romana quando invece fu ampliata con un passaggio pedonale più piccolo affiancato a sud all’arco centrale.
Porta San Mauro
All’estremità del versante est del colle è posta la porta detta di S. Mauro. L’attuale distribuzione degli spazi all’interno dell’ isolato ripete l’organizzazione planimetrica antica con le fondazioni meridionali che si impostano direttamente sulla cortina muraria esterna. Le cortine murarie e i contrafforti di contenimento furono più volte restaurate a seguito di frequenti smottamenti del colle.
Porta Consina
Chiamata così perché rivolta verso Conza, è posta ad ovest del centro storico e in epoca medievale ha sostituito l'antica porta preromana e romana che sorgeva in posizione più avanzata, in corri-spondenza dell'attuale Palazzo Ducale. L'attuale strada che unisce questa alla porta est della città detta Porta San Mauro, ricalca l'antico decumano massimo, che fin dall'epoca ellenistica ha costituito l'asse portante dell'urbanistica della città.
Le mura
Le ville rustiche
L'area sacra di Santo Stefano
Intorno alla metà del IV sec. a.C. viene costruito un complesso edilizio, a tre terrazze, nell’area occupata da una necropoli a partire dalla fine dell’VIII inizi del VII sec. a. C., pertinente ad un nucleo insediativo testimoniato anche dal rinvenimento di un piccolo edificio tardo arcaico nel settore ovest dell’area e da precedenti strutture inglobate nelle successive fasi costruttive.
Il complesso è costituito da un’ampia piazza porticata delimitata a sud da un edificio che si imposta su un precedente basamento rettangolare. Ad ovest erano due ambienti quadrati, uno dei quali, addossato all’edificio sud, ha conservato una pavimentazione a mosaico, lavapesta e coccio pesto che permette di identificarla come sala da banchetto. Della seconda sala restano invece fondazioni di muri e parte dell’intercapedine di drenaggio che delimitava il lato ovest dei due edifici. Entrambi si affacciavano su una piazzetta lastricata, attraversata da una canaletta per l’acqua, che sembra svolgere la funzione di ingresso monumentale all’area porticata.
Nel corso della prima metà del III sec. a.C. il complesso fu interessato da una ristrutturazione: il portico fu ampliato e fu creato a sud un profondo ambiente coperto, destinato al consumo di pasti rituali. All'interno fu inserito un piccolo vano di forma quadrangolare da interpretare come struttura di servizio. Inoltre il pozzo, monumentalizzato, fu decentrato e realizzato presso l’ala ovest del portico, mentre addossato al lato sud fu costruito un altare rettangolare con una fossa per la cenere dei sacrifici. Intorno alla fine del III sec. a.C., con le guerre annibaliche, il complesso venne distrutto e solo alcune strutture murarie furono riutilizzate nella costruzione di una fattoria. E’ visibile poi un'ampia attività di sistemazione anche nella terrazza inferiore, dove fu realizzata un'ampia piazza lastricata che ospitava un culto dell'acqua. Uno stretto podio, leggermente rilevato, conduce ad una vasca poco profonda, dove si raccoglieva l'acqua, condotta da un canale proveniente dalla terrazza superiore. Probabilmente Mefite, divinità legata alla presenza dell'acqua, il cui nome la connota come "colei che sta nel mezzo", la mediatrice tra il cielo, la terra e il mondo sotterraneo era venerata in quest’area già a partire dall’età tardo arcaica (fine VI inizi V sec.a.C.) epoca in cui sembra possibile inquadrare un precedente edificio con vasca per l’acqua, coperto da un tetto sorretto da pali lignei.
Nell’area sacra di S. Stefano vi è la presenza di sepolture coeve all'edificio, datate nei decenni centrali del IV sec. a.C. Di queste è attualmente visibile la tomba 104. Si tratta di una tomba a camera maschile costituita da grandi blocchi squadrati di calcarenite. La copertura è ottenuta con una serie di lastroni paralleli appoggiati sul filare che delimita superiormente la camera sepolcrale. L’accesso è molto lineare, una semplice apertura ricavata nel lato nord, chiusa da due grandi blocchi. Le pareti della camera sepolcrale conservano alcune tracce della decorazione figurata, infatti sono ancora leggibili alcuni degli elementi dipinti. Tra gli oggetti recuperati del corredo funerario compaiono alcuni vasi a figure rosse, come una lekythos, firmata dal ceramografo pestano Assteas.
Alla fine del IV sec. a.C. inizi del III, nella terrazza inferiore, fu costruita una tomba a camera in blocchi di calcarenite locale, con deposizione femminile. Nonostante la quasi completa distruzione, dovuta ad una frana, è stato possibile ricostruire almeno in parte la struttura. Si tratta di una camera di piccole dimensioni le cui pareti sono intonacate con calce. La defunta era disposta su un letto funebre con la testa verso nord e il corredo disposto per gruppi intorno ad essa. Il ricco corredo è caratterizzato dalla presenza di ornamenti personali costituiti da una ricca parure di oreficeria tra cui una collana a pendenti lanceolati, orecchini, un’armilla, spille e anelli. Vi è anche presenza di ceramiche a vernice nera di produzione apula, vasellame bronzeo e un set per cosmesi in bronzo e argento.
Palazzo Forcella
Nel corso del 4 secolo a.c. Viene realizzato un primo asse stradale. L'impianto stradale con la sua rete di raccolta e smaltimento delle acque sono due degli aspetti più caratteristici del processo di municipalizzazione di Volcei. Il primo è documentato dall'asse basolato, conservato sotto il muro perimetrale settentrionale di palazzo Forcella. La necessità di convogliare le acque è testimoniata dalla notevole cura con cui è stato realizzato il collettore di reflusso.
Il tempio di Santo Spirito
La costruzione del tempio a podio di Via Santo Spirito, comunemente noto come Caesareum, è databile intorno alla metà del I sec. a.C. (60-50 a.C.). Si tratta di un edificio di piccole dimensioni, di cui sono andati perduti gli elementi dell'alzato tranne il podio che è rimasto sempre a vista, come basamento di edifici di epoche successive.
Esso poggiava su una fondazione in conglomerato di pietre e malta che livellava la naturale pendenza del sito. Sul lato sud, dove la pendenza era più marcata, tale fondazione fu contenuta da un muro di terrazzamento in opera incerta. Successivamente, probabilmente a causa dei danni dovuti al terremoto che distrusse la città dopo la metà del I sec. d. C., il muro di contenimento fu rinforzato con la costruzione di una galleria a volta in opera cementizia, che ebbe anche funzione di cisterna di raccolta delle acque piovane.
Essa è oggi utilizzata come percorso e permette di vedere il lato sud del podio, ora inglobato nelle strutture del palazzo moderno. In epoca cristiana il tempio fu utilizzato come chiesa, che ricevette il nome di "Santo Spirito". Oggi il podio del tempio costituisce la base di un’abitazione privata.