Il complesso monumentale del castello, che a partire dal XII occupò l’area dell’antica arce, presenta diverse fasi di vita che ne attestano un uso prolungato compreso tra il XII e il XX sec. d. C.. L’analisi della planimetria consente di definire il progressivo ampliamento della struttura con numerosi interventi di ristrutturazione e di rifunzionalizzazione. Al XII sec. d.C. risale la costruzione della torre quadrata (mastio), unica testimonianza della fase normanna del Castello. Tale impianto rimane inalterato fino alla fine del XIII – prima metà del XIV sec. d.C. , quando il Castello, sotto l’impulso della dominazione angioina, è interessato da una imponente riorganizzazione strutturale. La collina viene munita di un apparato difensivo costituito dal fossato con due torri circolari e da una doppia cinta muraria.
Quella interna, immediatamente a ridosso del maschio e difesa da due torri circolari sul versante orientale, definisce la corte destinata ad accogliere gli spazi abitativi e di lavorazione: quattro ambienti di diverse dimensioni lungo il versante settentrionale e orientale, una grande cisterna con annesso ambiente di servizio nella parte meridionale. Nel corso dell’età angioina l’area perimetraa dalla cinta muraria esterna, è occupata da ambienti riconducibili a strutture di accoglienza e magazzini. Tra il XVI ed il XVII sec. d.C. il Castello subisce un progressivo abbandono, testimoniato dai progressivi strati di riempimento del fossato e dai livelli di obliterazione rinvenuti nell’ambiente identificato come scuderia. La ripresa di un’occupazione intensiva della collina si colloca tra il XVIII e il XIX sec. d.C. .
La riorganizzazione della corte interna, occupata lungo il margine settentrionale da una stalla, e la creazione di un sistema di drenaggio delle acque definiscono un sostanziale cambiamento nella destinazione d’uso degli spazi. Nel corso del XIX sec. d.C. il Castello assume la fisionomia di una fabrica testimoniata da quattro grosse calcare, localizzate lungo il versante settentrionale della collina, e da numerose fosse di spegnimento della calce nella parte meridionale. Successivamente, il Castello fu abbandonato e, fino alla vigilia dell’intervento per la realizzazione del Parco archeologico urbano dell’antica Volcei, è stato utilizzato come discarica; l’accumulo progressivo di strati di pietre e terra ha determinato l’obliterazione delle strutture.
'ruine de terremoti' così indicate dall'arciprete Bartolomeo Bardaro nel 1589, le pendici nord del centro storico a partire dal castello. L'idagine archeologica ha dovuto constatare la veridicità dell'indicazione del prelato buccinese; infatti degli edifici che occupavano l'area, tra cui il teatro, non restano che pochi frustuli.
Lungo Via Egito è visibile un terrazzamento su tre livelli. Nel corso del VI-VII sec. d.C. esso fu trasformato in un insediamento rupestre che ricalca le strutture dei Sassi di Matera, con una serie di grotte scavate nella roccia e rivestite in parte in muratura. Esse furono utilizzate dapprima come abitazioni in grotta, con annesse stalle, e successivamente come cantine che rimasero in uso fino al sisma del 1980. L'impianto originario di questo complesso rupestre è stato interpretato come insediamento eremitico legato a presenze orientali-bizantine. Questo è confermato dalle fonti antiche, che attestano la presenza a Buccino di eremiti orientali e il nome stesso di Via Egito, ricorda la presenza in questo luogo di una chiesa dedicata a San Giovanni d'Egitto.
Oggi è luogo di importanti manifestazioni tra cui la rievocazione storica Historiae Volceianae. (www.historiaevolceianae.it)
NON PUBBLICARE Caputo Pasquale Cariello Maurizio D'Angelo Concetta Di Leo Annibale Di Stasio Francesco Gerbasio Antonio* Giglio Alessandra Iuorio Francesco Iuorio Giuseppina Martino Vito Murano Biagio* Nardiello Dino Nardiello Marcello Palumbo Mara Pepe Anna Poeta Alessia Poeta Cinzia Poeta Luisa Poeta Vito Risi Lucia* Roviello Mariarosa* Sacco Angela Salimbene Lucia* Scalcione Mario Solitro Nicola Trimarco Marcello Trimarco Maria Grazia |
Ingredienti per 8 persone:
- 1 Kg di farina
- 3 uova
Procedimento:
Impastare la farina con le uova, lavorare bene il composto che deve risultare abbastanza duro. Lasciare riposare l'impasto, dopodiché da una parte dell'impasto ricavare dei sottili bastoncini di pasta doppi circa un dito. Tagliare il bastoncino in pezzi di circa 8 cm di lunghezza i quali vengono avvolti a spirale su un ferretto, detto in dialetto "Fusidd", muovere il ferretto sotto il palmo delle mani in modo da ottenere dei lunghi, sottili e vuoti cilindri di pasta, i Fusilli.
Difficoltà ****
Ingredienti per 8 persone:
- 1 Kg di farina
- 3 uova
- acqua quanto basta
Procedimento:
Impastare farina e uova aggiungendo poco alla volta dell'acqua tiepida fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Da una parte dell'impasto ricavare dei bastoncini di pasta di forma cilindrica dello spessore di un dito, con un coltello a lama liscia e sottile tagliare i cilindri di pasta in tanti tronchetti della lunghezza di 1 cm circa. Cavare schiacciando con la punta del dito indice i pezzetti di pasta, facendoli quasi rotolare, in modo da formarvi un incavo, ottenendo così i "cavatiell".
Difficoltà ****
In questo piccolo paese, vi stupiranno i prodotti da forno realizzati dai maestri panificatori, pane , biscotti, taralli freselle, ...ad ogni ora del giorno è possibile trovare prodotti freschi e fragranti.
Il pezzo di pane in foto è stato realizzato nel panificio Verderese dall'amico e maestro panificatore Domenico Verderese per gli amici "Mimmo".
Nell'Antica Volcei il rapporto tra cucina e religione è sempre stato molto vivo: numerose sono infatti le tradizioni gastronomiche e folcloristiche che affondano le loro origini nelle credenze religiose. Anticamente durante la festività dell'Ascensione era vietato cagliare il latte. Per questa ragione i pastori lo regalavano agli abitanti che, bollito con delle tagliatelle sottili, lo condivano con zucchero e cannella.
Il 13 dicembre giorno dedicato a Santa Lucia, veniva preparata la "Cucciva" un insieme di legumi bolliti insieme. La tradizione vuole che dopo esser stata cotta nella pignata, la Cucciva venga lasciata sotto il camino affinché la santa vi posi il proprio piede, buon augurio per il riposo invernale dei terreni agricoli e per la fioritura primaverile.