Nell'VIII sec. a.C. inizia l'insediamento di Santo Stefano, che è uno dei punti che ha dato origine al paese.
L' area archeologica di Santo Stefano si distende lungo le pendici nord-orientali della collina occupata dal centro storico di Buccino ed e' distribuita su tre terrazze - superiore, mediana e inferiore - definite da massicce strutture di contenimento.
La terrazza superiore e' parzialmente occupata da una estesa necropoli utilizzata dalla fine dell'VIII al pieno IV sec. a.C., che ha restituito un gran numero di reperti importanti per la piu' antica storia di Volcei.
Nel IV sec. a.C. fu costruito un vasto complesso architettonico il cui impianto iniziale gravita su una corte centrale chiusa su tre lati, pavimentata con pietrame pressato, in cui è inserito un pozzo ricavato nel banco d' argilla. Due ali, rispettivamente a sud e ad ovest, delimitano questo spazio centrale.
L'ambiente più importante è una vasta sala quadrangolare, datata alla metà del IV sec. a.C., destinata al rituale del banchetto, come sembra dimostrare il ritrovamento d'abbondante ceramica da mensa, che indica il consumo di pasti comuni. L'ambiente presenta un pavimento a mosaico in tessere bianche con inserti figurativi in lavapesta e cocciopesto, il più antico esempio di mosaico a tessere dell'Italia peninsulare. Il motivo decorativo è costituito da una stella centrale a sei punte con ai lati quattro delfini saltanti, ed è circondato da una cornice con onde correnti e da una seconda fascia continua a meandri. Attorno al mosaico corre una larga fascia di cocciopesto lungo la quale erano posizionati i letti tricliniari.
Nel corso della prima metà del III sec. a.C. il complesso fu interessato da una ristrutturazione. In questa fase l'ala ovest fu trasformata in un'unica piazza lastricata mentre il portico fu ampliato e fu creato a sud un profondo ambiente coperto, destinato al consumo di pasti rituali. All'interno è inserito un piccolo vano di forma quadrangolare da interpretare come struttura di servizio. Inoltre il pozzo venne monumentalizzato e decentrato.
Intorno alla metà del III sec. a.C., con le guerre annibaliche, il complesso venne distrutto e solo alcune strutture murarie furono riutilizzate nella costruzione di una fattoria. Da questo momento, con la vittoria di Silla, i Romani prendono possesso di tutta l'area.
E’ visibile poi un'ampia attività di sistemazione dell'area, che portò alla creazione di un'ampia piazza lastricata che ospitava un culto dell'acqua. Uno stretto podio, leggermente rilevato, conduce ad una vasca poco profonda, dove si raccoglieva l'acqua, condotta da un canale proveniente dalla terrazza superiore.
La dea venerata era probabilmente Mefite, divinità legata alla presenza dell'acqua, il cui nome la connota come "colei che sta nel mezzo", la mediatrice tra il cielo, la terra e il mondo sotterraneo.
FOTO 2 MOSAICO CON DELFINI
FOTO 3 TEMPIO MEFITE
Tomba104
Nell’ area sacra di S. Stefano vi è la presenza di sepolture coeve all'edificio, datate nei decenni centrali del IV sec. a.C. Di queste è attualmente visibile la tomba 104. Si tratta di una tomba a camera maschile costituita da grandi blocchi squadrati di calcarenite. La copertura è ottenuta con una serie di lastroni paralleli appoggiati sul filare che delimita superiormente la camera sepolcrale.L’ accesso è molto lineare, una semplice apertura ricavata nel lato nord, chiusa da due grandi blocchi.Le pareti della camera sepolcrale conservano alcune tracce della decorazione figurata infatti sono ancora leggibili alcuni degli elementi dipinti. Tra gli oggetti recuperati del corredo funerario compaiono alcuni vasi a figure rosse, come una lekythos, firmata dal ceramografo pestano Assteas.
FOTO 4-5-6 lekynthos+ ANSE
Tomba degli Ori
Presso Antiquarium
Alla fine del IV sec.a.C. nella terrazza inferiore del Santuario di S. Stefano fu costruita una Tomba a camera in blocchi di calcarenite locale,con deposizione femminile. Nonostante la quasi completa distruzione, dovuta ad una frana, è stato possibile ricostruire almeno in parte la struttura. Si tratta di una camera di piccole dimensioni le cui pareti sono intonacate con calce mista, la defunta era disposta su un letto funebre con la testa verso nord e il corredo disposto per gruppi intorno ad essa.Il ricco corredo è caratterizzato dalla presenza di ornamenti personali costituiti da una ricca parure di oreficeria tra cui : una collana a pendenti lanceolanti, orecchini, armilla,spille e anelli. Vi è anche presenza di ceramiche a vernie nera di produzione apula, vasellame bronzeo e un set per cosmesi in bronzo e argento.
Ad est, sul versante opposto del colle, si trova l'altra porta della città medievale, chiamata Porta San Mauro perché posta in direzione della località omonima, meglio conosciuta come "Arco del barone".
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A sud del Decumano Massimo, si è individuato un isolato con strutture murarie che si affacciano su una strada in larghi basoli, al di sotto della quale è ancora visibile una struttura fognaria in opera incerta. L'isolato è databile al I sec. a.C., per la presenza di strutture in opera quasi reticolata, ed è identificabile con certezza come un'area pubblica del municipium romano.
Tra la fine del I e l'inizio del II sec. d.C. quest'area fu interessata da una fase di ristrutturazione, con la costruzione di un imponente edificio che s'innestò nell'impianto precedente, modificandolo radicalmente. sso si articolava in tre navate, delle quali si conservano quella centrale, consistente in un'ampia aula absidata, e una delle due ali laterali, quella nord pavimentata con un mosaico a motivi geometrici in bianco e nero, datato alla metà del II sec. d.C. Questa navata era collegata a quella centrale absidata da una nicchia semicircolare, che in età medievale divenne un pozzo.
In una fase successiva, forse tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d. C., l'abside fu ristrutturata e trasformata in una nicchia rettangolare, con pareti e pavimento rivestiti di lastre marmoree. In questa fase l'aula centrale fu pavimentata con un mosaico figurato, di cui si conserva una figura d'Eracle con leontè su un prato fiorito.
Tra il VI e il VII sec. d.C., infine, l'abside venne chiusa da un muro e il pavimento a mosaico integrato in uno in cocciopesto.
L'edificio era sicuramente pubblico ma non ne sono ben chiare le funzioni.
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Al di sotto dell'attuale Piazza Amendola, gli scavi hanno riportato alla luce parte di un isolato che si affacciava su una strada basolata (il Decumano Massimo). Di quest' isolato sono stati scavati tre ambienti a pianta rettangolare che si ipotizza potessero avere funzione di tabernae. In uno di loro sono stati ritrovati i resti di una fontana pubblica rivestita di malta idraulica. Questi ritrovamenti sono indizi di un'occupazione dell'area nel I sec. d.C.
In età tardo-romana il complesso fu ristrutturato e rimase in uso fino alla metà del V sec. d.C., momento decisivo che segna l'abbandono dell'area.
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La costruzione del tempio a podio di Via Santo Spirito, comunemente noto come Caesareum, è databile intorno alla metà del I sec. a.C. (60-50 a.C.). Si tratta di un edificio di piccole dimensioni, di cui sono andati perduti gli elementi dell'alzato tranne il podio che è rimasto sempre a vista, come basamento dei successivi edifici. Esso poggiava su una fondazione in conglomerato di pietre e malta che livellava la naturale pendenza del sito. Sul lato sud, dove la pendenza era più marcata, tale fondazione fu contenuta da un muro di terrazzamento in opera incerta, successivamente rinforzato con la costruzione di una galleria a volta in opera cementizia, che ebbe anche funzione di cisterna di raccolta delle acque piovane. Essa è oggi utilizzata come percorso e permette di vedere il lato sud del podio del tempo, che è stato inglobato nelle strutture del palazzo moderno.
In epoca cristiana il tempio fu utilizzato come chiesa, che ricevette il nome di "Santo Spirito". Oggi è utilizzato come abitazione privata.
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Chiamata così perché rivolta verso Conza, è posta ad ovest del centro storico e in epoca medievale ha sostituito l'antica porta romana che sorgeva in posizione più avanzata, in corrispondenza dell'attuale Palazzo Ducale. L'attuale strada medievale che unisce Porta Consina all'altra porta della città, Porta San Mauro, ricalca l'antico decumano massimo, che fin dall'epoca ellenistica ha costituito l'asse portante dell'urbanistica della città.
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