"Il Parco Archeologico dell'Antica Volcei" è stato definito "urbano" perché esso si sviluppa interamente sotto l'antico centro storico del comune di Buccino. La sua specificità è data dalla circostanza che l'area urbana dell'antica Volcei, municipio romano, coincide esattamente con il centro storico attuale, che ne conserva l'impianto stradale e il perimetro delle mura. Per questa sua peculiarità esso rappresenta ormai una realtà di grande interesse scientifico e d' enorme fascino.
L'intero centro storico è stato fortemente danneggiato dal terremoto del 1980. Il successivo programma di ricostruzione è stato convertito dall'Amministrazione comunale, per richiesta della Soprintendenza Archeologica di Salerno, in un piano di recupero e di restauro. E' stato così possibile procedere all'esplorazione sistematica dei livelli sottostanti o inglobati nei fabbricati e portare alla luce in tal modo importanti testimonianze della città romana, senza compromettere la stabilità della città sovrastante.
Questo ha permesso di definire un progetto di "parco archeologico urbano" unico nel suo genere, una vera e propria città nella città, nel quale i ritrovamenti antichi si fondonoarmonicamente con le
strutture medievali e recenti presenti nel tessuto urbano, inserendosi nei normali ritmi di vita della comunità.
E perciò possibile affermare che Buccino abbia creato un'inedita forma di sito archeologico, nel quale antichità e quotidianità sono un tutt'uno.
Foto 1 veduta paese
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Dagli altopiani che si affacciano sulle ampie vallate, dove si uniscono i fiumi Platano e Tanagro, si domina la valle del Sele dove, fin dal terzo millennio avanti Cristo, l’uomo ha lasciato le tracce della sua presenza. Un territorio antico, crocevia di genti e di culture, naturale raccordo di antiche strade ed itinerari fluviali. Qui sorse la città di Volcei, della quale, nelle fonti storiche, rimanevano solo brevi accenni e il ricordo del nome, mutato nel corso del tempo nell'attuale Buccino; la sua rilevanza storica è tutta riassumibile nella posizione di controllo sulla bassa valle del Tanagro, sulla piana del Sele e sul golfo pestano.
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Qui, a partire dalla metà del IV sec. a.C., inizia ad emergere un ceto sociale dominante ed un gran numero di insediamenti si distribuisce sul territorio. Alla fine del IV secolo a. C. nasce la città in alto, sulla collina, difesa da alte mura turrite ed organizzata con assi viari che collegano le porte. |
Alla fine del III sec. a. C. avviene lo scontro con Roma: se la storia dei vincitori, raccontata da Livio, riferisce che i Volceiani furono solo rimproverati dai Romani per aver parteggiato per Annibale e la città venne risparmiata, la ricerca archeologica testimonia invece, nel territorio, violente distruzioni di fattorie e santuari. Al termine della guerra annibalica inizia il processo di romanizzazione della città, ben visibile nei resti monumentali dei grandi edifici e nel complesso dell’arce. Dal momento della conquista romana, tra la fine del III e la metà del II sec a. C., anche il territorio è segnato da eventi importanti, primo fra tutti la realizzazione della via consolare che univa Reggio Calabria a Capua, da dove partiva la via Appia verso Roma. |
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Gran parte del percorso della strada antica si è conservato nelle trame di un reticolo viario secondario ancor oggi in uso. La via consolare si intreccia con una fitta ragnatela di stradine di collegamento e mulattiere che conserva l’andamento delle strade centuriali tracciate dagli agrimensori per le assegnazioni delle terre regolate dalle leggi dei Gracchi. |
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All’interno dei lotti individuati si trovano molte delle ville romane costruite nel territorio di Volcei; alcune sono state riportate alla luce e testimoniano attività produttive e mosaici di pregevole fattura. |
La ricchezza del territorio si riflette nelle vicende della città ed è in questa fase che si struttura il municipium. Nella seconda metà del I secolo a. C. vengono costruiti a Volcei edifici complessi come il mercato, le terme e il foro. |
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I frutti di tanto lavoro, però, non durarono a lungo: pochi anni dopo, intorno alla metà del I sec. d. C., un terremoto rase al suolo l'intero centro urbano. La ricostruzione fu lunga e difficile, ed è solo verso la metà del II secolo che la città appare riorganizzata, con il restauro e la ricostruzione di gran parte degli edifici danneggiati dal sisma. Più volte restaurata, ma priva di un programma di recupero del complesso urbanistico, Volcei perse nel corso del tempo la sua egemonia sul territorio: le risorse economiche si concentrarono nelle ville, poste al centro di grandi proprietà terriere, che sopravvissero fino all’alto medioevo dando origine agli attuali insediamenti. Un nuovo evento naturale, forse ancora un terremoto, dopo il VII sec. d. C., tornò a danneggiare irrimediabilmente il centro urbano. Il ruolo egemone venne assunto da Conza, che divenne diocesi assorbendo il territorio che era stato di Volcei. |
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Con l’arrivo dei Normanni e la costruzione della torre del castello, i resti degli edifici antichi divennero punto di riferimento imprenscindibile e base della nuova città di Buccino, che andò progressivamente riorganizzandosi e testimonia, nel nome, il raccordo con l’antica Volcei. |
Il complesso monumentale, già Castello Imperiali, presenta diverse fasi di vita che ne attestano un uso prolungato, compreso tra il XII e il XX sec. d.C. Ad esso si accedeva dalla parte occidentale, attraverso un ponte levatoio che attraversava un fossato tagliato nel banco roccioso, attualmente visibile. Al XII sec. d. C. risale la costruzione della torre quadrata (mastio), unica testimonianza della fase normanna del castello, che conserva l'originaria ripartizione in tre ambienti sovrapposti. In basso era collocata la cisterna con copertura a botte, trasformata successivamente in ambiente di servizio mediante l'apertura di due finestre.
L'ambiente mediano, anch'esso con copertura a botte, conserva nella parte nord l'ingresso alla torre. A esso si accedeva per mezzo di un ponte volante o di una scala portatile, che in caso di allarme era facile togliere. Da questo livello, attraverso la scala, si accedeva all'ambiente superiore con funzione residenziale, dove si trovano tracce di una scala, probabilmente di età angioina, che testimonia l'accesso al tetto, dove è ancora ben conservato il camminamento di ronda del castello.
L'impianto originario rimase inalterato fino alla fine del XIII prima metà del XIV sec. d. C., quando il castello, sotto l'impulso della dominazione angioina, fu interessato da un imponente riorganizzazione strutturale.
In questo periodo si realizza l'apparato difensivo, costituito da un fossato, che fortifica la parte occidentale del castello, priva di difese naturali, e da una doppia cinta muraria.
La corte interna, immediatamente a ridosso del mastio e difesa da due torri circolari sul versante orientale, delimita una corte destinata ad accogliere ambienti residenziali e di servizio. La corte esterna, invece, delimita un'area occupata da ambienti riconducibili a strutture di servizio e, nel settore orientale, da una scuderia a pianta rettangolare, il cui vano presenta sei pilastri su cui si impostavano gli archi funzionali al sostegno della copertura lignea.
La cinta muraria esterna è collegata da quattro torri, che avevano una funzione di controllo di tutta l'area circostante.
L'unica torre ben conservata è quella sud-ovest, di forma troncoconica, che si addossa al fossato, costituendo, di fatto, il punto di difesa più avanzato del castello in questo settore. Nella parte centrale del lato occidentale, inoltre, si eleva una torretta, detta "spezza tratta", che difendeva questa parte di mura.
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IL Mastio
I lavori eseguiti per la realizzazione del Parco archeologico urbano dell’antica Volcei hanno permesso di elaborare un progetto di lavori integrativi e di completamento di alcuni interventi di più ampia portata.
Il nuovo progetto si propone di completare l’intervento al castello con il ripristino dei solai della torre, resi fruibili anche mediante l’installazione di un elevatore, che permetterà di raggiungere l’ultimo piano, da cui sarà possibile osservare il territorio. Negli ambienti cosi recuperati saranno esposti i materiali rinvenuti nello scavo del castello. Quest’ultimo occupa, con le sue strutture, l’arce della città antica la cui piazza era sorretta da una sostruzione in opera cementizia. Essa funzionava anche da raccordo, attraverso ulteriori terrazzamenti, coni livelli del decumano massimo, l’attuale via Roma.
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Lungo Via Egito è visibile un terrazzamento su tre livelli, antico.Nel corso del VI-VII sec.d. C. esso fu trasformato in un insediamento rupestre che ricalca le strutture dei Sassi di Matera, con una serie di grotte scavate nella roccia e rivestite in parte in muratura. Esse furono utilizzate dapprima come abitazioni in grotta, con annesse stalle, e successivamente come cantine che rimasero
in uso fino al sisma del 1980.
L’impianto originario di questo complesso rupestre è stato interpretato come insediamento eremitico legato a presenze orientali-bizantine. Questo confermato dalle fonti antiche, attestano la presenza a Buccino di eremiti orientali, e dal nome stesso di Via Egito, ricorda la presenza in questo luogo di una chiesa dedicata a San Giovanni d’Egitto,
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Una terza porta, rivolta verso Ovest, di epoca medievale, ma che sembra ricalcare la struttura planimetrica di una porta di età romana, è situata nella zona a sud dell'abitato e chiude la Via Sant'Elia.
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Nell'VIII sec. a.C. inizia l'insediamento di Santo Stefano, che è uno dei punti che ha dato origine al paese.
L' area archeologica di Santo Stefano si distende lungo le pendici nord-orientali della collina occupata dal centro storico di Buccino ed e' distribuita su tre terrazze - superiore, mediana e inferiore - definite da massicce strutture di contenimento.
La terrazza superiore e' parzialmente occupata da una estesa necropoli utilizzata dalla fine dell'VIII al pieno IV sec. a.C., che ha restituito un gran numero di reperti importanti per la piu' antica storia di Volcei.
Nel IV sec. a.C. fu costruito un vasto complesso architettonico il cui impianto iniziale gravita su una corte centrale chiusa su tre lati, pavimentata con pietrame pressato, in cui è inserito un pozzo ricavato nel banco d' argilla. Due ali, rispettivamente a sud e ad ovest, delimitano questo spazio centrale.
L'ambiente più importante è una vasta sala quadrangolare, datata alla metà del IV sec. a.C., destinata al rituale del banchetto, come sembra dimostrare il ritrovamento d'abbondante ceramica da mensa, che indica il consumo di pasti comuni. L'ambiente presenta un pavimento a mosaico in tessere bianche con inserti figurativi in lavapesta e cocciopesto, il più antico esempio di mosaico a tessere dell'Italia peninsulare. Il motivo decorativo è costituito da una stella centrale a sei punte con ai lati quattro delfini saltanti, ed è circondato da una cornice con onde correnti e da una seconda fascia continua a meandri. Attorno al mosaico corre una larga fascia di cocciopesto lungo la quale erano posizionati i letti tricliniari.
Nel corso della prima metà del III sec. a.C. il complesso fu interessato da una ristrutturazione. In questa fase l'ala ovest fu trasformata in un'unica piazza lastricata mentre il portico fu ampliato e fu creato a sud un profondo ambiente coperto, destinato al consumo di pasti rituali. All'interno è inserito un piccolo vano di forma quadrangolare da interpretare come struttura di servizio. Inoltre il pozzo venne monumentalizzato e decentrato.
Intorno alla metà del III sec. a.C., con le guerre annibaliche, il complesso venne distrutto e solo alcune strutture murarie furono riutilizzate nella costruzione di una fattoria. Da questo momento, con la vittoria di Silla, i Romani prendono possesso di tutta l'area.
E’ visibile poi un'ampia attività di sistemazione dell'area, che portò alla creazione di un'ampia piazza lastricata che ospitava un culto dell'acqua. Uno stretto podio, leggermente rilevato, conduce ad una vasca poco profonda, dove si raccoglieva l'acqua, condotta da un canale proveniente dalla terrazza superiore.
La dea venerata era probabilmente Mefite, divinità legata alla presenza dell'acqua, il cui nome la connota come "colei che sta nel mezzo", la mediatrice tra il cielo, la terra e il mondo sotterraneo.
FOTO 2 MOSAICO CON DELFINI
FOTO 3 TEMPIO MEFITE
Tomba104
Nell’ area sacra di S. Stefano vi è la presenza di sepolture coeve all'edificio, datate nei decenni centrali del IV sec. a.C. Di queste è attualmente visibile la tomba 104. Si tratta di una tomba a camera maschile costituita da grandi blocchi squadrati di calcarenite. La copertura è ottenuta con una serie di lastroni paralleli appoggiati sul filare che delimita superiormente la camera sepolcrale.L’ accesso è molto lineare, una semplice apertura ricavata nel lato nord, chiusa da due grandi blocchi.Le pareti della camera sepolcrale conservano alcune tracce della decorazione figurata infatti sono ancora leggibili alcuni degli elementi dipinti. Tra gli oggetti recuperati del corredo funerario compaiono alcuni vasi a figure rosse, come una lekythos, firmata dal ceramografo pestano Assteas.
FOTO 4-5-6 lekynthos+ ANSE
Tomba degli Ori
Presso Antiquarium
Alla fine del IV sec.a.C. nella terrazza inferiore del Santuario di S. Stefano fu costruita una Tomba a camera in blocchi di calcarenite locale,con deposizione femminile. Nonostante la quasi completa distruzione, dovuta ad una frana, è stato possibile ricostruire almeno in parte la struttura. Si tratta di una camera di piccole dimensioni le cui pareti sono intonacate con calce mista, la defunta era disposta su un letto funebre con la testa verso nord e il corredo disposto per gruppi intorno ad essa.Il ricco corredo è caratterizzato dalla presenza di ornamenti personali costituiti da una ricca parure di oreficeria tra cui : una collana a pendenti lanceolanti, orecchini, armilla,spille e anelli. Vi è anche presenza di ceramiche a vernie nera di produzione apula, vasellame bronzeo e un set per cosmesi in bronzo e argento.